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LA NUOVA SARDEGNA - Popoli e tradizioni narrati in 38 film

NUORO. Il cinema etnografico internazionale ritorna a Nuoro, a due anni dalla precedente rassegma. Sempre sotto l’egida dell’Isre (l’Istituto regionale etnografico della Sardegna). Lunedì 15 settembre le prime immagini, con il film Umbrella: storie di operai in una fabbrica di ombrelli della Cina. Prima dei 38 film in concorso, l’istituto regionale ha avviato, ieri, i laboratori per chi dall’obiettivo di una cinepresa vuole seguire il filone etnografico e farne una professione. Dodici gli allievi, provenienti da Kuwait, Spagna, Polonia, Olanda, Serbia. Sette gli italiani, compresi tre sardi. Sui banchi di via Mereu per seguire le lezioni dei docenti australiani, David e Judith MacDougall. Marito e moglie nella vita privata. Lui è il regista di Tempus de baristas, prodotto dall’Isre nel ’92, con protagonisti i caprari di Urzulei. Maestro nella materia, con cattedra a Camberra. Un’intera giornata di lezione, per 7 giorni, con teoria alla mattina e pratica al pomeriggio. Ognuno lascerà i banchi per andare per la città, con telecamera in spalla, «a realizzare immagini sulla vita e i luoghi caratteristici», spiega il direttore dell’istituto, Paolo Piquereddu. Il materiale sarà poi confrontato nel laboratorio. «Non si tratta di arrivare a un prodotto finito», aggiunge, «ma di dare un senso e un percorso alle scene, suscettibili di venir trasformate in un film». Il momento fondamentale è quello istruttivo. Pur intensivo e concentrato, punta a dare i giusti indirizzi agli aspiranti registi. Per farne non dei “generici”, ma degli specialisti di popoli e culture, anche per capirne la reazione in un mondo che muta. I MacDougall, hanno le idee chiare su priorità e linee d’intervento: «A parte le tecniche di base», spiega il professor David, «si deve acquisire il concetto del pensare con la telecamera e con essa interpretare la realtà». Perchè nella filosofia dei grandi documentaristi il mezzo audiovisivo è un ambito ulteriore della scienza etnografica, rispetto allo scritto. «Un concetto», dice MacDougall, «che ancora deve passare, anche tra gli antropologi». Per la verità, in questo senso, qualcosa è già in movimento. Proprio Piquereddu parlava dei rapporti tra l’Isre e le università, «che spesso fanno riferimento all’istituto nuorese nell’opera d’istruzione degli studenti su popoli e tradizioni». Spesso spettatori priviligiati di seminari e confronti promossi dall’Isre. La cineteca, del resto, è nutrita: duemila film, giunti in via Mereu nelle 14 edizioni del concorso. Oltre alle opere prodotte su commissione dell’istituto, per immortalare vita quotidiana, feste e religione della Sardegna. Aspetti che più di altri colpiscono etnologi e registi, a verificare le impressioni e l’esperienza maturata da responsabili e tecnici degli uffici di via Mereu. La rassegna li metterà a confronto con la produzione internazionale. La locandina parla di film provenienti da Francia, Usa, Brasile, Germania, Polonia, Giappone, Portogallo. E, naturalmente, dall’Italia. Dopo una settimana di proiezioni, il 20 la giuria comunicherà la scaletta di merito. Per il vincitore, oltre all’onore, anche un premio di 10350 euro. Prima delle immagini, i saluti del presidente dell’Isre, Emilio Asproni, e dell’assessore regionale della Cultura, Maria Antonietta Mongiu.

Francesco Pirisi