Logo Regione Autonoma della Sardegna
english version

L’UNIONE SARDA - Il vu' cumprà e i muttetos. Storia di vita al festival del cinema di Nuoro

Da cinque anni Cheickh Tidiane Djagne, venditore ambulante senegalese, consiglia ai suoi clienti le poesie di padre Luca Cubeddu e i versi di Melchiorre Dore. Sulla sua bancarella di volumi di seconda mano c'è di tutto, dai vocabolari di italiano e inglese alle edizioni strenna dei grandi della letteratura europea e americana. «Ma sono questi piccoli libri che mi stanno più a cuore: in queste pagine c'è la cultura e la lingua dei sardi...».
È l'eredità che gli ha lasciato tziu Antoni Cuccu, morto a 82 anni nel 2003, editore di piccoli libri di poesia sarda, che lui stesso vendeva - custoditi in una valigia di cartone - alle feste patronali, alle sagre e alle fiere di ogni parte dell'isola. «Oggi cerco di fare quel che faceva tziu Cuccu: ma quando un sardo mi dice che non sa leggere in sardo, io ci resto male: com'è possibile che uno non conosca la propria lingua? Io parlo francese e spagnolo, ma è il wolof la mia lingua, quella con cui esprimo i miei pensieri».
È questa la storia di un incontro. La cronaca della comunione tra due anime, due generazioni, due culture, raccontata in La valigia di Tidiane Cuccu , il film dei nuoresi Antonio Sanna e Umberto Siotto, presentato ieri a Nuoro nell'ambito della rassegna internazionale del cinema etnografico. L'immigrato senegalese racconta del giorno in cui è arrivato a Nuoro, nel 1992: sceso dal treno vide il vecchio seduto in terra, davanti a una valigia di cartone aperta, piena di librini. «Io non sapevo una parola di italiano e, a gesti, gli chiesi dove potevo trovare i miei connazionali, gli ambulanti senegalesi. Mi prese per mano e mi portò da loro». È cominciata così un'amicizia che è durata anni. «Ci incontravamo alle sagre paesane, ai mercatini, io con la mia bancarella, lui con la sua valigia. Mi ha anche fatto conoscere la sua famiglia, a San Vito. A poco a poco mi ha trasmesso l'amore per la vostra lingua, per la vostra cultura». Djagne conosce qualche parola in nuorese, ma ne capisce discorsi interi. «Chi compra i libri di poesia sarda? I vecchi, gli emigrati che rientrano d'estate. Giovani, pochi: sono quelli che mi dicono che non sanno leggere testi in limba. Questo cos'è se non il risultato della forza del colonizzatore che ha cancellato la lingua di un popolo?». Una storia magica, dicono Antonio Sanna e Umberto Siotto. «Una storia che dimostra che l'integrazione può avvenire anche dal basso, senza clamori, senza vuoti proclami». Mica per niente, nel film hanno voluto metterci pure una confidenza di Djagne. «Quando sono in Africa mi manca la Sardegna».
PIERA SERUSI